Il XIX secolo fu senza dubbio un periodo di grandi cambiamenti ad ogni livello e in ogni settore del vivere quotidiano. Dal punto di vista architettonico e dello sfruttamento del territorio, il paesaggio balernitano mutò radicalmente. La ferrovia, la creazione di piccole industrie e le nuove esigenze di un’accresciuta popolazione sono solo alcune delle ragioni di questa trasformazione del panorama del borgo, il cui inizio potrebbe essere rintracciato all’epoca della costruzione del cimitero monumentale.
Il cimitero monumentale
Il 15 giugno del 1833 in Ticino venne approvata una legge che vietava la tumulazione delle salme nelle chiese, negli oratori, nelle cappelle e nelle proprietà private e che ordinava a tutti i comuni di sobbarcarsi l’onere di costruire cimiteri a cielo aperto. Dopo alcuni tentennamenti, nel novembre del 1837, l’Assemblea comunale di Balerna chiese alle autorità cantonali il permesso di allestire un “Cimitero a portici con Sepolcri e una Cappella anzi che un Cimitero aperto”. La richiesta venne accolta ed il Municipio domandò al pittore Giuseppe Uboldi e al pittore architetto Giovanni Tarchini (1795-1874) di sottoporre entrambi un progetto. Qualche settimana più tardi l’Uboldi si ritirò polemicamente dal concorso e di conseguenza venne accolta la proposta del Tarchini, sotto la cui direzione, nel novembre del 1838, iniziarono i lavori di costruzione in località Campagna di sotto. Lavori che furono terminati solo verso la fine del secolo e che videro l’architetto Demetrio Tarchini completare l’opera del padre Giovanni.
Inserito in una suggestiva conca panoramica, il cimitero monumentale è una costruzione neoclassica, formata da una cappella centrale – che ospita le spoglie mortali dei prelati balernitani – e ali in emiciclo, con due cappelle frontali realizzate anch’esse dal Tarchini nel 1855 ed appartenenti alla famiglia Monti e a quella del conte Carlo Melzi d’Eril, rifugiatosi in Ticino dopo i moti di Milano del 1848. Le tombe private della fiancata settentrionale furono invece costruite, sempre dal Tarchini, nel 1864, come pure le cappelle Flori e Fortini, adornate da un angelo in marmo, opera dello scultore Pietro Bernasconi, allievo di Vincenzo Vela. La primigenia struttura del cimitero è caratterizzata da una particolare decorazione a fasce bicromatiche e decorazioni plastiche (urne cinerarie, antefisse, erme) che fanno riferimento allo storicismo archeologico ottocentesco.
Nel corso dell’ultimo secolo, il cimitero ha subìto numerosi ampliamenti (1897, 1902, 1911 e 1938) e un importante restauro nel 2008 a cura dell’architetto Nicoletta Ossanna Cavadini (cfr.: OSSANNA CAVADINI Nicoletta (a cura di), Il cimitero monumentale di Balerna, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2009).
La costruzione del cimitero fu solo il primo passo di una metamorfosi paesaggistica più ampia che proseguì per tutto il XX secolo, trasformando una comunità inizialmente dipendente dal solo settore primario ad una ormai terziarizzata, passando attraverso lo sviluppo di una piccola-media industria.